Oggi ho avuto la fortuna di assistere a un incontro con Gabriele Salvatores, premio Oscar per Mediterraneo (1991), e regista di oltre 21 film, tra cui l’ultimo Napoli – New York del 2024.
Questa sera ho fatto un suo ritratto sullo sketchbook per appuntarmi un pensiero che ha espresso oggi, e che trovo molto affine alla mia visione del cinema.
Citando Quentin Tarantino, che ha dichiarato che il cinema è morto nel 2019 a causa dello streaming come Netflix, e che quindi si dedicherà al teatro, hanno chiesto a Salvatores cosa ne pensa del futuro del cinema.
Secondo lui il cinema delle origini, quando nacque da persone come i fratelli Lumiere e George Méliès, era una finestra sul mondo. Adesso che di finestre sul mondo ne abbiamo moltissime, ormai da anni con la TV e con internet sempre più pervasiva, il cinema ha una funzione diversa, che già aveva ma che adesso è ancora più importante.
Il cinema ha la capacità rievocare gli spettri che abbiamo dentro di noi, e di smuovere le emozioni più profonde tramite il racconto degli altri. Il modo migliore per rievocare i fantasmi che abbiamo dentro è di chiuderci in un luogo buio, eliminare le distrazioni e concederci il lusso di vivere due ore senza interazioni di nessun tipo. In questo modo possiamo astrarci completamente dal mondo e trasferirci nelle vite e nelle esperienze delle persone che vediamo sullo schermo in uno stato di completa immersione e concentrazione.

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