Blog di Urban Sketching e Disegno

Questo dipinto è una merda

Parliamo di fallimenti e frustrazione quando si dipinge o si disegna.

Ogni volta che mi metto a dipingere si avviano due meccanismi mentali. Uno è l’ispirazione e il senso di anticipazione di vedere il dipinto finito con successo, l’altro è la sensazione che il dipinto non mi riuscirà.

Mi rendo conto che questa sensazione spesso mi fa passare la voglia di provarci, e finisco con il fare altro, come in questo momento in cui ho deciso di scrivere un post.

Questa cosa mi succede più spesso quando dipingo in studio, mentre quando sono all’aria aperta è l’ispirazione a prevalere. Se mi succede in studio, spesso mi basta iniziare uno dei gesti preparatori (estrarre i pennelli, riempire il contenitore dell’acqua, spremere del colore dal tubetto) per superare lo scoglio iniziale e mettermi effettivamente a dipingere.

Inevitabilmente, però, arriva il momento in cui guardo quello che sto facendo e mi dico:

Questo dipinto è una merda.

qualsiasi pittore, prima o poi

La composizione è incomprensibile, le forme non sono definite, le luci e le ombre non hanno alcun senso, i colori sono tutti fangosi.

Succede spesso, specialmente perchè sto imparando, e non posso dire che i dipinti che ritengo riusciti siano validi al di là del mio godimento personale. Ma la sensazione di frustrazione che ne ricavo è deprimente e mi dà l’idea di essere molto stupido a non riuscire a mettere in pratica dei concetti che nella teoria sembrano semplicissimi.

Questo dipinto è una merda

Come evitare la frustrazione quando si dipinge

Un dipinto o un disegno venuto male è un passaggio necessario per migliorare la propria tecnica e il proprio senso artistico.

Qualsiasi artista ci è passato e ci passerà centinaia di volte. Da Michelangelo a Monet, ognuno di loro avrà avuto cassetti pieni di lavori venuti male, che sono alla base dei loro capolavori.

So che dovrò imbrattare montagne di carta prima di ritenermi non dico bravo, ma perlomeno competente, ma la frustrazione arriverà sempre e mi serve un modo per affrontarla. Questi sono alcuni pensieri che ho fatto a riguardo:

Evitare la sovraesposizione ad artisti migliori sui social

Instagram ti vomita letterlamente addosso centinaia di dipinti venuti bene. Seguo molti artisti che apprezzo e da cui mi ispiro, ma il rovescio della medaglia è che sono esposto quotidianamente alle loro opere e il confronto con i miei tentativi è inevitabile e per la maggior parte delle volte impietoso.

La soluzione è astenermi per qualche giorno dal confronto o rendermi conto che ci vogliono anni di impegno per arrivare a quei livelli e farmene una ragione.

Fare riferimento al proprio miglioramento

Invece che paragonare continuamente il mio lavoro a quello di altri molto più esperti di me, trovo più utile concentrarmi sul mio miglioramento.

Guardo i dipinti che ho fatto in passato e osservo come il tempo e la pratica hanno affinato certi aspetti della mia tecnica. Mi rendo conto che il tempo che ho dedicato a imparare sta dando i suoi frutti e che sono sulla strada giusta.

Ad esempio, all’inizio non ero capace di rendere un dipinto leggibile utilizzando solo il contrasto tra luci e ombre, ma avevo bisogno di aggiungere un disegno, delle linee che definissero i contorni. Ora in molti casi non ne ho più bisogno, e sento di essere più capace di creare un dipinto vero e proprio.

Ricordarsi di applicare le basi

Sto seguendo un corso di sketching di paesaggi ad acquerello e gouache, e ogni lezione si focalizza su un aspetto diverso della creazione di un dipinto.

Valori tonali, contrasto tra colori freddi e caldi, composizione, design dei bordi delle forme, effetti atmosferici, prospettiva aerea… quando vengono utilizzati in armonia creano un buon dipinto.

Sono tutti concetti che sto ancora imparando, e ogni volta che creo un dipinto come compito per una lezione specifica mi concentro solo su uno di questi aspetti.

Se ad esempio la lezione è sul design dei bordi, mi concentro su quello dimenticandomi di usare il contrasto tra caldo e freddo, o di evitare di saturare troppo l’immagine, o di bilanciare colori freddi e caldi per creare la giusta atrmosfera.

Il motivo è che ognuna di queste tecniche non è ancora diventata una seconda natua per me, ed è necessario un grande sforzo di concentrazione per utilizzarle correttamente tutte.

Nel momento in cui mi rendo conto di questa cosa e inizio a dipingere ragionando su tutte queste tecniche il miglioramento si vede.

Due tentativi dello stesso soggetto. Di certo il dipinto a destra non è un capolavoro, ma è un netto miglioramento rispetto al tentativo iniziale (a sinistra).

Staccare e ritornare in un secondo momento

Se la frustrazione diventa insopportabile, e ogni pennellata sembra rovinare ulteriormente il lavoro, decido di fare una pausa, fare qualcos’altro e ritornare successivamente al mio dipinto.

Basta un’ora, a volte magari un giorno, ma ritorno poi con la mente riposata e di nuovo pronta a risolvere i problemi del dipinto con criterio.

Studiare i maestri

A volte non è la tecnica a mancare, ma la capacità di tradurre la realtà semplificandola in un dipinto.

In questi casi è molto utile dipingere studi di artisti che consideriamo dei maestri per capire come hanno trovato la soluzione.

Partire in piccolo

Quando affronto un soggetto con cui non sono a mio agio preferisco fare una prova di composizione e di colore in piccolo formato, facendo uno sketch veloce grande più o meno come una carta di credito.

Se quello sketch funziona ed è leggibile sono più sicuro che anche il dipinto più grande lo sarà.

Quando dipingo in plein air non sempre lo faccio per motivi di tempo, ma se sono in studio è un passaggio che faccio molto spesso.

Correggere gli errori

Lavorando con colori opachi come le gouache c’è il vantaggio di poter dipingere sopra agli errori coprendoli.

Mi domando: cos’ho sbagliato? Cos’è che so di non aver applicato correttamente? Cosa sto ignorando di ciò che sto vedendo e che quindi sto dipingendo nel modo sbagliato?

Le luci sono calde o fredde? Le ombre di che colore sono? Sto facendo pennellate a caso o sto ragionando sul contributo che ogni pennellata può dare al dipinto?

Se un dipinto ha degli errori che trovo insopportabili ragiono come correggerli e ci dipingo sopra. A volte funziona, a volte no.

Ripartire da zero

Quando correggere gli errori non funziona, ricomincio da capo. Anche questo pensiero può essere frustrante: tutto il tempo impiegato nel primo tentativo sembra essere stato inutile e nulla ci dice che ilsecondo tentativo avrà successo.

Uno sketch piuttosto disastroso fatto in location. È tutto sbagliato e non sapevo dove avevo la testa.

Ogni tentativo fallito in realtà è uno strumento per valutare i propri errori. Quando fallisco un dipinto lo osservo per cercare di capire dove ho sbagliato, come ho sbagliato e come posso evitare lo stesso errore. Il secondo tentativo sarà sicuramente migliore.

Ci riprovo in studio, lavorando meglio su luci, ombre e composizione. Dato che il problema era anche la scelta del soggetto (troppo piatto e poco interessante) dipingo altri tre scorci da alcune foto scattate sul posto.

Ricordarsi che si sta comunque facendo qualcosa

L’ultima arma che ho contro la frustrazione è ricordarmi che comunque sto facendo qualcosa.

Un tentativo fallito è sempre meglio di un tentativo non fatto. A qualsiasi livello del mio percorso artistico non sarò soddisfatto del risultato, perchè i miei standard di soddisfazione si faranno sempre più esigenti a pari passo con le mie capacità.

L’unica soluzione per evitare la frustrazione quando si dipinge è essere soddisfatti di aver creato qualcosa, di aver trasformato un altro foglio di carta in una mia visione della realtà, di aver passato del tempo a fare quello che mi piace.

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